E’ stato per tutta la settimana nell’occhio del ciclone: Gene Gnocchi ha scelto di parlare a Tv Talk, su Raitre, per dire la sua sulla ormai celebre battuta sulla foto postata online da Giorgia Meloni di un maiale tra i rifiuti di Roma. La battuta contestata da molti consisteva nel fatto che quello fosse il maiale smarrito della Meloni, a cui avrebbe dato il nome di Claretta Petacci, amante di Mussolini uccisa in modo brutale alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
“Tutto nasce da un equivoco da un malinteso pazzesco”, ha spiegato Gnocchi al telefono. “E’ stato intitolato che io avrei dato un maiala alla Petacci: non è così. Tutto nasce dal fatto che la Meloni ha postato le foto di questo maiale. Quando si perde un animale caro, si pubblica la foto e poi si dice il nome. Il mondo della Meloni è caratterizzato da una certa apertura a destra, potevo dire Petacci come potevo dire Starace o Galeazzo Ciano”.
Gnocchi resta della sua idea, ed alla domanda di Massimo Bernardini se si sia pentito di quella battuta. la risposta è immediata:
“Non me la rimangerei perché non c’era nessun intento denigratorio. Dire che avrei detto ‘La Petacci è una maiala’ è falso, perché tutto nasce dall’intenzione di denigrare una persona morta violentemente. Nei miei spettacolo non c’è mai niente di volgare”.
Una giustificazione che non convince, però, Myrta Merlino, ospite del programma in collegamento:
“Gene Gnocchi è un mio amico, ma penso che sia stata una pessima battuta. Ha ragione, è stata strumentalizzata, ma rimane il fatto che mettere quel nome in una battuta a quel maiale, evocando una donna morta in un modo terribile, secondo me è mettere dentro un clima scherzoso e di satira un pezzo di Storia tragico”.
E se anche Francesco Specchia critica la battuta secondo lui non riuscita di Gnocchi, l’unico tra gli ospiti a difenderlo è stato Vauro:
“Non ti giustificare troppo, non hai un cavolo da giustificare! Se a me fosse morto il gatto, probabilmente direbbero che il gatto si chiamava Giuseppe Stalin. E’ nel contesto di storia satirica.”
Insomma, ognuno è rimasto sulle proprie idee, con Gnocchi che ha deciso di chiudere il suo intervento sottolineando ancora l’assoluta non intenzionalità della battuta, e rilanciando, ma in un modo e clima del tutto diverso:
“Ma no, scusa, ma tu (parlando alla Merlino, ndr) pensi che l’abbia messo apposta tra dieci nomi? Non ci ho minimamente pensato! Io a casa ho un cinghiale che mi è molto caro, l’ho chiamato Bernardini”.