Che questa seconda edizione targata Mediaset de L’Isola dei Famosi sia da dimenticare, è opinione abbastanza diffusa, se non altro sul web. Gli autori, visto il successo – di ascolti e critica – dell’edizione scorsa, hanno voluto letteralmente strafare, buttando nel calderone tutto quello che aveva (apparentemente) funzionato gli anni passati, e non solo: spiagge desnude, isole solitarie, bonazze, Simone Venture, barconi con new-entry, prove con infortuni e scapezzolamenti dietro l’angolo e quant’altro.
Ma se per alcuni aspetti della vita il “di tutto un po’” può funzionare, non è così in tv, dove la gente, soprattutto in questi ultimi anni, ha bisogno di punti fermi, di “rassicurazioni”, di sapere almeno in parte cosa la aspetta. E in un programma televisivo non vuole troppa confusione e quella sensazione di non sapere in che direzione sta andando la baracca, impressione che invece ha dato L’Isola quest’anno.
In un’intervista, Alessia Marcuzzi ha sostenuto che il reality di Canale5 non sia trash, come se il trash fosse qualcosa da demonizzare per forza. No, il trash è una cosa fantastica, se fatta con criterio. Anche fare del trash di livello è un’arte, e spesso è più difficile di produrre qualcosa di culturalmente elevato. Il problema sta proprio nel non lasciarsi prendere la mano, nel saper dosare argomenti e ingredienti.
In questo senso, la vittoria di Giacobbe Fragomeni ha una duplice valenza: da una parte ha dimostrato che la gente ha bisogno dell’happy end – e chi lo rappresentava meglio di un campione dello sport dal passato difficile? -, dall’altra che, anche nel caos più totale dell’Isola, ha saputo individuare chi rappresentava il “lato buono” del programma, la “rassicurazione” di cui sopra, quello che si è saputo calmare quando stava per perdere la trebisonda, senza minacciare di morte nessuno (ogni riferimento a Jonas Berami è puramente casuale).
Onore quindi a Giacobbe Fragomeni, che, come direbbe chiunque nella peggiore frase mai inventata in tv, ha fatto un’Isola meravigliosa. Meno alla produzione e alla conduzione, che hanno smarrito la direzione fin dalla prima puntata. Fatto salvo Alvin, unico faro nel buio di questa edizione del programma.