Torna la docufiction su Raiuno con Io, una giudice popolare al Maxiprocesso, in onda il 3 dicembre 2020 alle 21:25. Così come altre produzioni del passato, anche in questo caso realtà e finzione si intrecciano, alternando momenti di fiction a testimonianze a chi ha vissuto il Maxiprocesso del 1986, il primo in cui lo Stato italiano portò alla sbarra killer e capi mafia.
Ma da quante puntate è composto Io, una giudice popolare al Maxiprocesso? La docufiction, diretta da Francesco Micciché e con protagonisti Donatella Finocchiaro e Nino Frassica, è in realtà pensata come un film-tv, quindi in onda in un’unica serata.
Io, una giudice popolare al Maxiprocesso, trama
Sicilia, 1986. Caterina (la Finocchiaro) è una giovane insegnante di Cefalù, soddisfatta della sua vita. È felicemente sposata con Salvatore (Francesco Foti), un piccolo antiquario, e ha un figlio adolescente, Luca (Antonio Avella), appassionato di calcio. Un giorno la sua tranquilla quotidianità viene interrotta da una convocazione del tribunale di Palermo. È stata sorteggiata come giurata popolare nel Maxiprocesso, istruito dai giudici Giovanni Falcone (Paolo Giangrasso) e Paolo Borsellino (Gaetano Aronica), con il quale per la prima volta nella storia lo Stato italiano porta alla sbarra killer e capi mafia, accusati di aver costituito un’associazione criminale detta Cosa nostra sotto il controllo di un vertice chiamato “Cupola”.
Caterina è spiazzata: è un impegno gravoso e anche pericoloso, ma convinta dai giudici e spalleggiata dal marito accetta. E la sua vita ne esce stravolta. Deve lasciare il lavoro e recarsi ogni giorno nell’aula bunker di Palermo per assistere alle udienze. Davanti a lei sfila gente spietata responsabile di centinaia di omicidi di altri mafiosi e di gente qualunque. È un’esperienza che la sciocca profondamente.
Ma soprattutto è il suo privato a non essere più lo stesso. Il figlio Luca, sentendosi trascurato, diventa aggressivo e ostile. Il negozio del marito viene vandalizzato dai mafiosi e l’uomo chiede alla moglie di lasciare il processo e tornare alla vita di prima. Caterina è spaventata, combattuta, sul punto di cedere, ma resiste.
Grazie al sostegno dei giudici Alfonso Giordano (Nino Frassica) e Pietro Grasso (Pierluigi Corallo), giudici del processo, all’amicizia di Rita (Manuela Ventura), un’altra giurata, e al cambio di atteggiamento del marito e del figlio, che dopo le prime incomprensioni finiranno per supportarla, Caterina resta al suo posto fino alla fine, prendendo parte alla Camera di Consiglio che stabilirà, nel dicembre del 1987, pene pesantissime per gli accusati. Un colpo terribile alla mafia siciliana, inferto anche grazie al coraggio e al senso civico di Caterina.