Il Festival di Sanremo 2014 è partito indubbiamente col piede sbagliato. Una serata qualitativamente molto bassa, nella quale lo spazio dato agli artisti è stato addirittura minore delle edizioni passate e il “contorno” è stato il vero protagonista. Tutto come da copione, dirà qualcuno ripensando ai vecchi Festivàl, peccato che, Cat Stevens a parte, a far perdere d’occhio la gara sia stato dell’intrattenimento tutt’altro che godereccio, mentre in passato abbiamo assistito ad ospitate ed esibizioni di ben altro livello.
Di un’inutilità imbarazzante la parentesi con Laetitia Casta, tra chiacchiere da bar e performance canore da far sprofondare nella poltrona. Nemmeno Raffaella Carrà, sebbene non abbia particolari colpe, è riuscita a risollevare una serata sottotono fin dalle prime battute. Qualcosa nel suo “momento” è andato storto, forse è semplicemente mancata l’alchimia con Fabio Fazio e Luciana Littizzetto.
Che dire delle canzoni, osannate da molta stampa prima dell’inizio della kermesse? Una media piuttosto scarsa, a parere di chi vi scrive, senza “guizzi” o colpi di genio nemmeno da chi poteva riservare sorprese, ma anzi con l’effetto sbadiglio dietro l’angolo. Fortunatamente ci sono altri 7 artisti da ascoltare e rimane la speranza che tra questi ci sia qualcuno che possa offrire un prodotto interessante.
Non stupisce quindi che gli ascolti siano parecchio più bassi dello scorso anno, e che la curva degli spettatori decresca costantemente tra le 21.20 circa – momento con il cosiddetto “picco” – e la fine della serata. Come se il pubblico si fosse collegato, avesse notato che era sempre la stessa minestra riscaldata (in barba alle promesse di offrire qualcosa di nuovo) e abbia quindi preferito altri lidi.
E pensare che la serata era partita davvero con un tocco di (drammatica) novità, con quel “fuori programma” – la minaccia di suicidio dei lavoratori campani – che molto cinicamente faceva sperare al pubblico una sorpresa via l’altra. Ma l’imprevedibile si è spento sul nascere, lasciando spazio al già visto, al rifatto, e perdipiù male.
Il Fazio bis va quindi a finire come il Morandi bis: buona la prima edizione, semplicemente brutta la seconda. Che ci sia una lezione da imparare dietro a tutto ciò?