Onore al coraggio con cui Antonio Ricci rilascia arroganti interviste ai quotidiani dove attacca tutto e tutti e si auto-incorona genio della tv “politicamente scorretta”.
Forse geniale lo era davvero, ai tempi di Drive In. Invece nel 2014 i fatti parlano chiari: Ricci ha poche idee nuove e, quelle che ha, non sono più in sintonia con il pubblico televisivo. Altrimenti non si spiega perché per due decenni non si sia dedicato ad altro che alla sistematica rimasticatura di format ormai stracchi.
Né si spiega perché il suo unico tentativo di nuovo show da diversi anni a questa parte, Giass, risulti un programma così perfettamente brutto da aver scontentato tutti. Come dimostrano i dati d’ascolto, che restano impietosi anche dopo lo spostamento dalla domenica al martedì.
Siamo nel 2014 e il creatore di Striscia la notizia e Paperissima ancora ricorre al patetico espediente delle risate registrate in sottofondo; ancora propone monologhi di comici da sagra paesana in confronto ai quali Colorado sembra il Saturday Night Live; ancora crede di risultare politicamente scorretto sparando volgarità di grana grossa sulle donne o i gay, confondendo umorismo da cinepanettone per satira irriverente.
A parte Luca e Paolo, che sono bravi, puntuali e cattivi come devono essere, Giass sembra un relitto d’altri tempi emerso per caso nell’oceano della tv contemporanea: ci fa lo stesso effetto grottesco e straniante di una pettinatura cotonata o un paio di spalline imbottite, con l’aggravante di credersi invece uno spettacolo al passo coi tempi.
Antonio Ricci si rassegni, insomma. Giass è un programma brutto e nato vecchio, ma è soprattutto la sua idea di televisione che risulta inadeguata a raccontare un presente forse più inafferrabile dei rampanti anni ottanta che videro la fioritura di Drive In.