Torna, su Raiuno, la docu-fiction, ovvero quel genere tramite cui si raccontano eventi o grandi personaggi che unisce alla ricostruzione tipica delle fiction l’aggiunta delle testimonianze e di materiale di archivio. Arnoldo Mondadori-I libri per cambiare il mondo, in onda mercoledì 21 dicembre 2022, racconta -come dice il titolo stesso- la vita di uno degli editori più importanti della Storia italiana.
Ma da quante puntate è composta la fiction su Arnoldo Mondadori? La docu-fiction è in realtà stata pensata come un film-tv della durata di circa 90 minuti, quindi è composta da una sola puntata, in onda in un’unica serata.
Arnoldo Mondadori, la trama della docu-fiction
La docu-fiction ripercorre la biografia di Arnoldo Mondadori (Michele Placido) da quando, ancora bambino (Luca Morello), fu iniziato alla lettura grazie alla sua maestra, che gli regalò un libro per premiare un tema particolarmente fantasioso, a quando, giovane e veemente attivista socialista, dopo una serie di lavori saltuari, riuscì a essere assunto in una tipografia di Ostiglia, per poter stampare la rivista dei giovani socialisti locali. È così che, negli anni Venti, Arnoldo (Brenno Placido) decide che vuole fare l’editore. Riesce a rilevare la tipografia in cui lavora ed inizia a pubblicare l’opera del futuro cognato, lo scrittore ostigliese Tomaso Monicelli, fratello di quell’Andreina (Valeria Cavalli) che diventerà sua moglie e che lo accompagnerà tutta la vita, fedele consigliera ma anche dura oppositrice, quando ce ne sarà bisogno.
È l’alba della “Arnoldo Mondadori Editore”, che fino all’inizio della seconda guerra mondiale, in soli 20 anni, cresce fino a diventare la più importante casa editrice italiana con un’attenzione anche agli autori e ai libri internazionali. In quegli anni Mondadori pubblica l’opera omnia di D’Annunzio, convincendolo a lasciare la sua casa editrice, e porta in Italia, con la collana “La Medusa”, le opere di alcuni dei più importanti autori della letteratura mondiale, ma allo stesso tempo pubblica anche romanzi d’evasione come i gialli, che diventano subito molto popolari. La sua radicata convinzione che l’editore debba interpretare le esigenze del lettore –di qualunque lettore- lo porterà, qualche anno dopo, a strappare a Walt Disney l’esclusiva per la pubblicazione in Italia dei fumetti di Topolino: un altro grande successo dell’uomo di Ostiglia.
Ma la storia della casa editrice passa anche, inevitabilmente, attraverso momenti di grande difficoltà nei quali emerge prepotentemente l’inarrestabile determinazione di questo grande protagonista del Novecento. Come per milioni di italiani, anche per Arnoldo Mondadori le vicende belliche hanno conseguenze disastrose: dopo la fine della guerra dovrà ricominciare da zero. E lui riparte dalla sua azienda, prima convincendo gli operai della sua tipografia a rimboccarsi le maniche e a lavorare insieme per la rinascita della casa editrice, e poi andando negli Stati Uniti per assicurarsi i fondi del Piano Marshall che gli consentiranno di riacquistare le macchine sottratte durante la guerra.
Accanto a lui c’è il figlio Alberto (Flavio Parenti), primogenito colto e brillante, colui che lo stesso Arnoldo ha immaginato come suo erede. Ma Alberto è diverso da lui, non ha fatto la sua dura gavetta, ha uno spiccato gusto editoriale, anche perché tiene i rapporti con i grandi autori della casa editrice, ma non ha una mente imprenditoriale e soprattutto non condivide fino in fondo l’idea del padre dell’editoria popolare. Per Alberto, la Mondadori deve impegnarsi politicamente, deve avere una chiara impronta progressista. Soprattutto, deve pubblicare libri che facciano pensare e che spingano all’azione. La Mondadori che Alberto sogna è una casa editrice militante, che non ha posto per Topolino o per i romanzi d’evasione.
Padre e figlio, dopo la fallimentare esperienza di Alberto nella direzione di “Epoca” che poi diventerà un successo sotto una diversa guida, si ritroveranno a lavorare fianco a fianco solo quando, nel 1965, realizzeranno il “miracolo” della Mondadori: la creazione degli Oscar, la collana di libri tascabili venduti nelle edicole, grandi romanzi della letteratura italiana e internazionale venduti ogni settimana a un prezzo leggermente superiore a quello di una rivista, che consentiranno a ogni italiano, anche quelli con pochi mezzi, di farsi la propria biblioteca.
L’entusiasmo con cui Arnoldo persegue questo obiettivo fa finalmente capire ad Alberto che l’unico vero sogno del padre è sempre stato quello di consentire al maggior numero possibile di persone la possibilità di leggere, ciò che era stato precluso a lui da piccolo e da adolescente, quando aveva dovuto affrontare tanti lavori faticosi e umili pur di potersi permettere di acquistare un libro. Questa privazione, questo desiderio inseguito e raggiunto con fatica, avrebbe rappresentato in tutta la vita di Arnoldo la molla per arrivare al successo e al suo obiettivo principale; non l’arricchimento, non il benessere, ma solo il sincero desiderio di pubblicare libri per tutti.
La storia terrena di Arnoldo si conclude qualche anno dopo l’exploit degli Oscar, con la consapevolezza di aver compiuto la missione che si era prefissato da adolescente, ma con il dispiacere per la separazione professionale da Alberto, che cercherà la propria strada con l’esperienza de Il Saggiatore, una realtà editoriale separata dalla casa madre. A ereditare la Mondadori sarà Giorgio (Stefano Skalkotos), il fratello più piccolo.
Arnoldo Mondadori, il cast della docu-fiction
Michele Placido è Arnoldo Mondadori adulto;
Luca Morello è Arnoldo Mondadori bambino;
Brenno Placido è Arnoldo Mondadori da ragazzo;
Flavio Parenti è Alberto Mondadori, figlio di Arnoldo;
Valeria Cavalli è Andreina Mondadori, moglie di Arnoldo;
Stefano Skalkotos è Giorgio Mondadori, figlio di Arnoldo;
Rodolfo Corsato è Raffaele Mattioli, banchiere ed economista italiano;
Davide Lorino è Pilade Bergamini;
Lucia Batassa è la Maestra Adele anziana;
Mimmo Mancini è l’ambulante di Ostiglia.