E’ un Claudio Lippi senza filtri quello che ritroviamo in un’intervista che sarà pubblicata sul settimanale Spy. Reduce dalla presenza nella tormentata edizione 2017/18 di Domenica IN, non ha mezze misure nel dire quello che pensa dell’esperienza appena conclusa ma soprattutto della conduzione di Cristina Parodi per il contenitore festivo:
L’esperienza di “Domenica in” mi ha avvilito. Mi hanno fortemente voluto nel cast sin dall’inizio, ma dalla prima puntata c’è stato un uso improprio della mia persona e non si è più potuto recuperare. Il progetto con le signore Parodi, ahinoi, è fallito sul nascere
Un progetto che, per l’appunto, era cominciato con la conduzione di coppia, insieme a Cristina e Benedetta Parodie che successivamente ha trovato non poche difficoltà, a livello contenutistico e di un auditel mai decollato se non nell’unica occasione d’oro che è stata quella legata al post-Sanremo 2018.
Lippi prosegue:
Tutto si è concentrato su Cristina (Parodi, ndr), senza però capire a cosa si andasse incontro. A un prodotto urlato come “Domenica live”, pur condotto con grande maestria e professionalità, si contrapponeva una linea signorile ma senza contenuti. La conduzione della Parodi non è criticabile, ma è stata asettica ed è mancato il coinvolgimento. Ho fatto quel che mi è stato chiesto, cioè niente, e ho portato avanti faticosamente la mia inutile presenza. Spesso mi sono chiesto “Che ci faccio qui?”. Ho mandato un messaggio alla Parodi sul finale di trasmissione. Le ho detto che non è stato piacevole ignorare la mia presenza: tutti meritano rispetto, io non l’ho riscontrato. Non è una polemica, ma una constatazione.
Non è tutto, Lippi ha voluto andare anche oltre lo sfogo sulla sua turbolenta Domenica IN, ma ha voluto dire la sua anche su altre scelte che la Rai sta prendendo per la prossima stagione:
Leggo che Flavio Insinna farà “L’Eredità” ma per me quel programma, dopo la scomparsa di Frizzi, dovrebbe essere ritirato come il numero dieci di Rivera. Nulla contro Insinna, ma mi sembra un’operazione poco rispettosa di alcune componenti. C’è ancora un universo televisivo che rimpiange una televisione fatta di ironia, educazione e buon gusto. Valori riconosciuti a Fabrizio Frizzi solo dopo la sua morte. Ho fatto fatica, al suo funerale, a non gridare contro certe persone che lo avevano massacrato o ignorato, ma che erano lì. L’ipocrisia di questo mondo si manifesta nelle occasioni più drammatiche
Ci vanno di mezzo anche le decisioni sui cosiddetti ‘reboot’, ovvero il rifacimento di storiche trasmissioni come “Rischiatutto”, “Portobello”, “La Corrida”. Lippi non è d’accordo sulla loro ‘resurrezione’:
L’esperimento “Rischiatutto”, perché troppo legato alla figura storica di Mike, non mi sembra sia stato un grande successo. Ho paura che “Portobello” fosse tale solo quando era originale, ma è stato forse il programma più saccheggiato del mondo. Quando c’era “La Corrida” di Corrado non c’era nient’altro che gli assomigliasse. Tra il pubblico c’è la convinzione che “Corrida” vuol dire Corrado, “Portobello” vuol dire Tortora, “Rischiatutto” vuol dire Mike: sono troppo riconoscibili. L’universo televisivo è composto da un pubblico per lo più anziano, che ha ricordi ben precisi di quei programmi. Non si fanno prendere in giro da operazioni nostalgia, che ai loro occhi sembrano muffa, pur rimpiangendo quella tv.