Cosa hanno in comune i game show che vediamo in TV e il gambling? Anche se non sembrerebbe, questi due settori hanno davvero molte similitudini e hanno prodotto diverse contaminazioni di genere che spesso hanno raccolto il favore del pubblico di diversi Paesi del mondo.
Quando il concorrente è chiamato a fare una scelta che pone a rischio il proprio montepremi si ha una situazione che ha molto a che vedere con il gioco e le scommesse. Anche se non si tratta di una puntata alla roulette o di una slot online, si fatto è una decisione ad alto rischio di perdita, che però può portare anche ad un elevato guadagno, come avviene nel gambling.
Basti pensare al celebre show inglese, esportato in tutto il mondo, “Chi vuol essere milionario?”. Durante la scalata al milione, il concorrente può decidere se fermarsi e portare a casa la somma raggiunta, oppure rischiare di perderla per ottenere la vincita successiva, così via fino ad arrivare alla fine.
Rischio ed emozioni
Una delle ragioni principali per cui il mondo del gioco d’azzardo ha influenzato gli show game televisivi riguarda le emozioni che i produttori vogliono creare nel pubblico a casa. Il gambling, infatti, è una delle attività di intrattenimento che ha il maggior spettro di emozioni forti e proprio per questo è apprezzato dai giocatori. Questa caratteristica è stata portata negli show televisivi decretandone il successo.
Ritornando all’esempio di “Chi vuol essere milionario?”, in questo game show il concorrente vive un crescendo di emozioni via via che il conduttore propone le domande più difficili. Il desiderio di vittoria si contrappone all’ansia di sapere la risposta corretta, ma ci sono anche la speranza di avere un aiuto e, soprattutto, la paura di poter perdere tutto, esattamente come nel gioco d’azzardo.
Direttamente legato alle emozioni è il rischio. Maggiore è il rischio di una scelta, in termini economici, maggiori saranno gli aspetti emozionali coinvolti, sia in chi vive la situazione in prima persona, sia in chi segue il gioco da casa immedesimandosi con il concorrente.
Semplicità e riconoscibilità
Un altro elemento che accomuna i game show al mondo dell’azzardo è la sostanziale semplicità della formula di gioco. Le regole non sono complicate e non ci sono difficili strategie da attuare. Tutto rimane molto semplice e spesso si riduce ad una scelta tra due sole possibilità: in una c’è la vittoria, nell’altra la sconfitta che porta con sé l’uscita dal gioco e la perdita di tutto il montepremi.
Inutile rimarcare le similitudini con il gambling, in cui la maggior parte dei giochi ha regole altrettanto semplici e l’esito è spesso affidato alla sorte che può essere favorevole o sfavorevole. Inoltre, oggi con la larga diffusione del gioco online tra la popolazione, i meccanismi del gambling sono diventati facilmente comprensibili e riconoscibili dalla maggior parte delle persone. Quindi i produttori degli show televisivi cercano di introdurli nei loro format, certi che saranno apprezzati dal pubblico a casa.
Il programma “Azzardo”
Proprio nella televisione italiana è andato in onda un game show il cui titolo evidenzia in modo inequivocabile il legame tra i due mondi di cui ci stiamo occupando: “Azzardo”. Si trattava di un quiz trasmesso dai canali Rai 1 dal 2002 al 2003 e Italia 1 nel 2007, in orario preserale e serale. E’ stato condotto da Amadeus nella prima edizione, da Carlo Conti nella seconda edizione e da Alessandro Cecchi Paone ed Eva Henger nella terza edizione.
Il format, che è stato esportato anche in Francia, vedeva tre concorrenti che partivano tutti con un montepremi di 250.000 euro da difendere durante la puntata, attraverso tre manches. Il concorrente che arrivava alla fase finale della puntata aveva la possibilità di vincere il montepremi intero oppure una frazione di esso, in base al numero di errori commessi.
Una fase estremamente adrenalinica del gioco era rappresentata dalla cosiddetta “Domanda Azzardo”. Si trattava di una sfida a cui partecipava unicamente il concorrente con il montepremi più basso, che aveva la possibilità di rientrare in gioco puntando fino al 50% del suo montepremi sull’esito favorevole del quesito che gli veniva proposto: se rispondeva correttamente faceva perdere l’importo dell’”azzardo” agli avversari, se invece sbagliava, perdeva lui stesso quell’importo.
Il meccanismo potenzialmente era in grado di rovesciare le sorti della gara, un po’ come avviene con il bluff nel poker in cui il giocatore riesce a vincere anche se ha le certe peggiori.