A vincere l’Eurovision Song Contest 2016 è l’Ucraina, con Jamala e l’intenso brano a sfondo politico dal titolo 1944. Una vittoria a parer nostro meritatissima, per originalità della canzone, diversa dai tanti brani dance di questa edizione (per quanto molti di essi fossero qualitativamente validi) e per la tematica portata. Pessimo piazzamento invece per l’Italia, che con Francesca Michielin si è dovuta accontentare del 16esimo posto su 26 totali.
Facile – col senno di poi – dire che ci aspettavamo un brutto risultato, ma è davvero così, anche se sembravamo tra i pochi a pensarla in questo modo: Nessun grado di separazione non era – né musicalmente, né per l’argomento, visto l’italiano – una canzone da Eurofestival. Questo, unito alla brutta scenografia della performance, non poteva far aspirare a nulla di più di quello che è arrivato. Se vogliamo essere particolarmente cattivi, neppure la Michielin in sé era il personaggio adatto, ma con un altro brano forse avrebbe potuto almeno puntare alla top 10.
Anche gli ascolti, purtroppo, sono stati mediocri. Se l’anno scorso si era gridato al miracolo per quei quasi 3,3 milioni di spettatori su Rai2, quest’anno gli stessi 3,3 milioni di spettatori fatti su Rai1, con un Flavio Insinna come commentatore d’eccezione e mille conduttori di Rai1 che si sono prestati ad auguri acchiappa-ascolti, non possono certo essere considerati un successo (e ci mettiamo di nuovo un purtroppo).
Il motivo, anche qui, è semplice ed è lo stesso di due paragrafi fa: il nostro esponente, che a quanto pare non solo non ha convinto l’Europa, ma non ha attirato nemmeno il pubblico nostrano. La presenza de Il Volo, lo scorso anno, aveva fatto letteralmente schizzare gli ascolti, sia perché gli italiani erano curiosi di seguire le gesta dei tre tenorini, sia perché il gruppo dava concrete speranze di vittoria (e infatti il terzo posto, primo netto al televoto, ne è stata la conferma).
Evidentemente Francesca Michielin non ha incuriosito allo stesso modo, né ha dato minimamente la sensazione di avere possibilità di arrivare in alto. E lo diciamo provando comunque molta simpatia verso la giovane cantante, che ci era piaciuta già ai tempi di X Factor e che sicuramente avrà un grosso futuro almeno in ambito nazionale.
Ci auguriamo che, dopo la batosta di quest’anno, cambino i criteri di scelta dell’esponente italiano da parte dei vertici Rai. Possiamo accettare che si continui a pescare nel cast del Festival di Sanremo, ma non che debba andare per forza il primo classificato (o il secondo, in caso di rinuncia). Non avessero dato forfait, gli Stadio avrebbero avuto un piazzamento pari a quello della Michielin, se non peggiore.
Va invece scelto chi può proporre una canzone dal respiro internazionale, non importa se dance o “pomposa” (come nel caso de Il Volo), ma che possa colpire anche chi non ne capisce le parole. Dal nostro ritorno in gara, solo l’originalità raffinata di Raphael Gualazzi e la tradizione del bel canto de Il Volo sono riusciti a spiccare. Due elementi sufficienti a indirizzare i vertici Rai verso una scelta più sensata per il prossimo anno.
E ora, tutti in Ucraina!