Franco Di Mare, perché? Perché un cronista d’assalto, un inviato di guerra, un giornalista che ha seguito da vicino i maggiori conflitti internazionali deve ridursi, nell’anno di grazia di 2014 (ma le avvisaglie sono precedenti), a discettare di esorcismi con Don Mario Pieracci e Alessandro Meluzzi?
Guardando La Vita in Diretta, oggi 15 maggio 2014, la domanda sorge spontanea. Si sa, lo show del daytime di Rai1 è ormai in preda a un’inarrestabile deriva mistica che lo induce ad affrontare tematiche (miracoli, medium, fenomeni paranormali) più consone a un episodio di Twin Peaks che a un programma della tv pubblica. Ma il vero fenomeno paranormale è proprio Franco Di Mare: le motivazioni che hanno spinto un bravo giornalista ad abbracciare l’universo del trash televisivo appartengono sicuramente al campo dell’inesplicabile se non dell’ultraterreno.
L’impressione che si ricava da La Vita in Diretta è la costante mortificazione delle capacità del povero Di Mare, dotato di cultura, esperienza e intelletto sufficienti per gestire contesti ben più ambiziosi rispetto al pollaio pomeridiano che si spartisce con Paola Perego.
Certo, il giornalista sembra pienamente convinto di quello che fa, tanto da dimostrare impegno e dedizione sia quando affronta tematiche risibili che quando parla di disoccupazione o bullismo. Eppure permane una certa sensazione di assurdità nel vedere un serio professionista intento a moderare senza ombra di ironia un dibattito sugli esorcismi e sulle possessioni demoniache, con tanto di musichetta appropriata (Tubular Bells, che originalità), servizi su Padre Amorth e discutibili teorie dell’uomo di scienza (mah) Meluzzi: “Ci sono cose non riconducibili alla ragione! Non sempre si possono spiegare le possessioni con la scienza!”.
Oltre al danno d’immagine, anche la beffa del basso successo d’ascolti che questa ultima sfortunata edizione dello show di Rai1 ha riscosso, e che probabilmente costerà a Di Mare qualche penalizzazione in vista di collocamento nei palinsesti della prossima stagione.
Ovviamente non c’è niente di male se un giornalista decide di dedicarsi al pop tralasciando l’impegno, ma c’è modo e modo di fare tv popolare. Questo mix letale di misticismo, gossip e cronaca nera che è La Vita in Diretta – di cui pure Franco Di Mare doveva rappresentare il lato più rigoroso e “giornalistico” – è senza dubbio il modo sbagliato.