Chiacchiericcio da comari, casi di cronaca nera e derive mistico-religiose. In più una spolverata di opinionisti che sembrano raccattati dalla sala d’attesa di un ambulatorio di provincia (con tutto il rispetto per gli ambulatori di provincia). Gli ingredienti de La vita in diretta “cucinata” da Paola Perego e dall’incolpevole Franco Di Mare non solo risulterebbero scadenti al meno esigente dei palati, ma non sono nemmeno originali.
Esiste infatti chi questi pessimi ingredienti li sa cucinare con ben più rodata abilità, grazie ad un’esperienza ormai quinquennale nel campo del trash pomeridiano: stiamo parlando ovviamente di Barbara D’Urso, il cui Pomeriggio Cinque tutti i giorni infligge sonore batoste (in termini di auditel) allo scalcagnato carrozzone di Rai1.
Lungi da noi fare l’elogio della bislacca di Cologno Monzese, una che da anni sguazza allegramente nella melma dell’Orrido, ma tocca qui riconoscere il (de)merito di chi al trash sa conferire un’identità ben precisa, frutto anche di una adesione emotiva che sarà pure falsa e calcolata al millimetro (come le sue ormai celeberrime faccine) ma che perlomeno riesce a far breccia negli animi delle famigerate casalinghe che girano il sugo.
Nel corso della stagione 2013/2014 La vita in diretta una propria identità non è mai riuscita a conquistarsela. E così, mentre gli ascolti crollavano giù giù verso l’abisso, a Paola Perego e al suo team non è rimasto altro da fare che correre affannosamente dietro alla concorrenza di Canale5. Tirando fuori dal cilindro gli stessi orrori: allucinanti teatrini post-sanremesi, derive misticheggianti degne di Radio Maria, servizi sulla madonna di Medjugorje commentati da Paolo Brosio e morbosità assortite su questo o quel caso di cronaca nera.
Roba da terzo mondo televisivo, con l’aggravante di una conduttrice palesemente troppo freddina e poco a suo agio.
Ora che si parla con insistenza di un siluramento del tandem Perego/Di Mare e dell’arrivo (anno venturo, stagione 2014/2015) di Cristina Parodi e Marco Liorni al timone dello show si può forse scorgere un cambio di rotta all’orizzonte. Due carriere mai uscite dai binari del garbo e della professionalità ci inducono a sperare che le medium alle prese coi casi di cronaca nera tornino ad essere solo materia da serial americani; e non da rotocalco pomeridiano sulla prima rete del servizio pubblico.