Nella decima puntata della quinta stagione de “Il Testimone“, Pif ha raccontato idee e opinioni di una categoria di persone dal colore politico decisamente particolare: parliamo dei monarchici, gli irriducibili nostalgici del regime (parola che non uso certo a caso) scomparso in Italia con il referendum del 1946.
Per una volta Pierfrancesco Diliberto si è sbilanciato un po’ più del solito, dimostrando nei confronti di questo mondo una palese diffidenza, se non addirittura uno schifo completo: c’è da dire che ne aveva di ben donde, vista e considerata la gravità di certe frasi uscite dalle bocche di alcuni di questi presunti sostenitori della monarchia. In particolare, ci hanno colpito le parole dello storico Aldo Mola, che ha avuto il coraggio di dire quanto segue:
Vittorio Emanuele III è stato obbligato ad approvare le leggi razziali, ricordiamoci poi che quel razzismo non era biologico, ma ideologico, c’è una bella differenza. Vennero infatti risparmiati gli ebrei monarchici oppure quelli che facevano richiesta di arianizzazione. Non si è parlato di sterminio nel caso italiano.
A questo scempio verbale si sono aggiunte anche le esternazioni del presidente dell’Associazione Monarchici Italiani, per il quale, fra le altre priorità della politica italiana, c’è-la salvaguardia del rapporto familiare fra un uomo e donna, perché qualunque altro tipo di rapporto può portarci verso strade imprevedibili!-. Ironia della sorte, il vero protagonista dell’incontro monarchico, il duca Amedeo d’Aosta (salutato come legittimo Re dall’assemblea) è stato il più tranquillo e normale di tutta la combriccola, tanto da aver candidamente ammesso di aver votato alle primarie del “repubblicano” PD.
Immancabili infine gli irresistibili interventi di alcuni politici presenti all’incontro AMI (Maurizio Gasparri, Marco Pannella e Vittorio Sgarbi, in ordine di apparizione) apparsi agli occhi di tutti come grandi pubblicità al rispettivo partito piuttosto che come vere e proprie arringhe pro-monarchia.
In breve, l’episodio di questa sera (in assoluto il più politico di questa edizione) è riuscito sottilmente a mettere in luce uno scandaloso fascismo latente che ancora si annida nei salotti della peggiore borghesia di provincia, nascosto abilmente da un inutile velo di ipocrisia monarchico-costituzionale. Che paura ragazzi.
vittorio sgarbi non c’ho un cazzo da fare sono un monarchico di me stesos