Gerry Scotti era stato chiaro, prima della partenza di Io Canto 4: la formula della trasmissione sarebbe stata radicalmente rivista in modo tale da rendere più avvincente il programma, introducendo una vera e propria gara tra squadre in modo tale da eliminare il clima da oratorio che ha caratterizzato le edizioni precedenti.
Il risultato, almeno dopo aver visto queste prime due fasi di selezioni attraverso le quali i numerosissimi concorrenti di questa edizione saranno smistati nelle tre squadre guidate da Claudio Cecchetto, Flavia Cercato e Mara Maionchi, non è di certo poi così innovativo come ci aveva garantito lo zio Gerry.
Meccanismo da classico talent show, con giudici o caposquadra/coach che dir si voglia, citofonare The Voice, livello da karaoke sia nelle capacità canore dei piccoli cantanti (trovare 50 straordinarie ugole d’oro ogni stagione è impossibile) che nei brani scelti per l’interpretazione (ma quante volte ancora dovremo sorbirci Adele?!).
E anche il proposito di scalfire il lato buonista e zuccherino tipico di un programma fatto con i bambini è venuto meno: quest’anno, più che un oratorio, il programma di Canale5 ha tutto il sapore di una recita scolastica: noiosa, lunga, composta da un numero infinito di canzoncine e sopportabili giusto dai genitori dei piccoli “prodigi” o dalle nonne innamorate dei giovanissimi usignoli canterini.
Con la speranza che la trasmissione trovi un pochino di brio nella prossima fase, sempre che i dati Auditel già non particolarmente promettenti della prima puntata (un mediocre 17%) non diano uno scossone alla prossima.