E’ un racconto tratto da una storia realmente accaduta, quello che Raiuno propone dal 13 gennaio 2020. La guerra è finita è infatti una miniserie che affronta il tema del ritorno alla libertà di quei bambini ed adolescenti deportati nei campi di concentramento e che, una volta usciti, si sono ritrovati da soli.
Ma da quante puntate è composto La guerra è finita? La miniserie è composta da quattro puntate, in onda il lunedì sera per quattro settimane. Il finale, quindi, sarà trasmesso il 3 febbraio.
La guerra è finita, trama
La guerra è finita inizia poco dopo la Liberazione, nei mesi in cui i sopravvissuti alle deportazioni tornano a casa. Tra questi, anche chi non troverà più nessuna famiglia ad attenderlo: bambini, bambine e adolescenti che hanno visto e vissuto l’orrore –allora ancora nascosto e indicibile– dei campi di sterminio. Questa storia parla di loro e di alcuni adulti coraggiosi che aiutano i ragazzi a riemergere lentamente alla vita, in un luogo improvvisato e privo di risorse, sullo sfondo di un’Italia provata, miserabile, ridotta in macerie.
I protagonisti adulti si chiamano Davide (Michele Riondino) e Giulia (Isabella Ragonese). Davide era lontano da casa quando sua moglie e suo figlio sono stati presi, avviati ai treni e spariti nel nulla –cosa che non riesce a perdonarsi. Ha partecipato alla Resistenza ma ora tutte le sue forze sono concentrate nella loro disperata ricerca. Giulia è figlia di un imprenditore che ha collaborato con i nazisti e da poco è stato arrestato e condotto in carcere. Le strade di Davide e di Giulia si incrociano per caso, quando ambedue si trovano alle prese con alcuni bambini e ragazzi, reduci dai campi, che non sanno da chi andare, cosa fare, dove trovare un rifugio. Aiutati da Ben (Valerio Binasco), un ex ufficiale della Brigata Ebraica che ha rinunciato a rientrare in Palestina per dare una mano a quanti vorranno seguirlo nella nuova patria, Davide e Giulia occupano una tenuta agricola abbandonata dove, in una piccola scuola rurale, insegnava un tempo la giovane
moglie di Davide.
Qui, passo dopo passo, con pochissimi aiuti dall’esterno, bambini e ragazzi italiani e stranieri riscoprono il rispetto reciproco, la solidarietà, la voglia di giocare, studiare, lavorare, amare. E raccontare –quasi sommessamente, con dolore– la loro perduta umanità. Le età sono le più diverse. E così le provenienze, le rabbie, le disperazioni e i sogni.
C’è Gabriel (Federico Cesari), che era orfano già da prima della guerra, ed è riuscito a fuggire da un campo di concentramento per poi essere raccolto e salvato dai partigiani polacchi. C’è Miriam (Juju Di Domenico), che un tempo suonava il piano e ora non sa o non vuole più farlo. C’è Sara (Carolina Sala) che detesta il Paese che le ha portato via il padre, la madre e i suoi fratelli con le Leggi Razziali e non vede l’ora di andarsene in Palestina. Infine c’è Mattia (Carmine Buschini), che non viene dai campi, ma è solo un ragazzo che dà una mano nella tenuta, nascondendo però un recente passato in cui è stato nelle milizie repubblichine, senza neanche sapere bene quello che faceva.
Ci sono poi i bambini più piccoli, come Giovanni (Augusto Grillone) che non riesce più a parlare dopo le atrocità che ha visto e si limita a disegnare. E i piccolissimi, come Ninnina, quattro anni, che ha anche lei un numero tatuato sul braccio. Nello scorrere del racconto, ognuno va incontro ai propri fantasmi, alle proprie paure e desideri, che finalmente potranno cominciare a prendere corpo.
Ma per andare avanti dovranno fare i conti con il passato e ritrovare il senso delle parole e della testimonianza. E, nel giorno in cui la radio annuncia la sconfitta della monarchia e la nascita della nuova Italia repubblicana, Davide può finalmente rinunciare alle armi e riconciliarsi con se stesso e il mondo. È un luminoso giorno del giugno 194 quello in cui, per lui e per il Paese, la guerra sarà davvero finita.