Premesso che Fabrizio Frizzi è un bravo conduttore sottovalutato e che la Rai dovrebbe fare più spesso affidamento sulla sua garbata professionalità, il cambio di timone a L’Eredità avvenuto ieri sera (domenica 13 aprile 2014) conferma quello che già si sapeva: quando il format è potente il conduttore diventa ininfluente.
Non sappiamo ancora se gli ascolti della parentesi Frizzi si manterranno in linea con quelli dell’era Conti, ma è facile prevedere che non assisteremo a chissà quale scossone. Amadeus, Carlo Conti, Fabrizio Frizzi… I conduttori cambiano ma L’Eredità resta lì, inattaccabile punto fermo del preserale di Rai1 che non ha mai diminuito di una virgola la sua presa sul pubblico.
Il meccanismo de L’Eredità piace così com’è, non ha bisogno di orpelli. Piace la fluida sequenza di quiz non troppo cervellotici, che fanno appello al bagaglio di conoscenze generali (non troppo ampio) del telespettatore medio. Piace il campionario amabilmente variegato dei concorrenti, dove le innocue bizzarrie solitamente confidate in fase di presentazione vengono accolte con un sorriso e ricondotte nell’ambito della famigliarità (al punto che perfino i coming out suonano rassicuranti!). Piacciono le vestitissime Professoresse, più ragazze della porta accanto che bombe sexy, lontane da ogni tentazione di velinismo.
Grazie a questo sistematico rifiuto di ogni eccesso L’Eredità è riuscito a conquistare il ruolo di perfetto sottofondo televisivo, sobrio e rasserenante, delle famiglie che si riuniscono a cena. Mentre a Canale5 scoprono l’acqua calda, cioè che Avanti un altro era uno show cucito addosso alla debordante personalità di Paolo Bonolis e che chiunque altro risulta difficile da digerire, a Rai1 la staffetta fra conduttori è pressoché indolore: basta inserirsi nel meccanismo senza fare troppo rumore e il gioco è fatto.
Senza mancare di rispetto né a Carlo Conti né a Fabrizio Frizzi, è chiaro che L’Eredità potrebbe condurlo anche una scimmia ammaestrata e otterrebbe comunque la sua bella quota di telespettatori.