Una volta c’era Lina Sotis, oggi c’è Metis Di Meo, giovanissima conduttrice con già diverse esperienze televisive alle spalle che si sta “facendo le ossa” su Rai5 con un programma di cui è autrice e ideatrice: Lezioni di Bon Ton.
Il galateo, niente di nuovo, ma chi come me è incappato questo programmino in onda la domenica alle 20.45 per mezz’ora non sarà riuscito a staccarsi facilmente dalla visione. L’effetto è più o meno quello provocato dalle decine di programmi di Real Time che non sono certo il fiore dell’etere, e almeno l’obiettivo di attirare lo spettatore, grazie anche ad una conduttrice che buca lo schermo, è stato centrato.
Ma questo è forse l’unico successo di questa trasmissione, perché oltre a dare qualche nozione utile per la vita di tutti i giorni a livello informativo, l’impostazione della trasmissione fa tutto fuorché avvicinare lo spettatore al galateo e al bon ton.
La bella Metis De Meo pronuncia come se si stesse esercitando nella dizione le regole da tenere a mente quando siamo al bar, nei rapporti col vicinato o addirittura nei rapporti virtuali, punteggiando ogni frase con un sorriso forzato e addirittura rumoroso e con la verve di una signorina buonasera della vecchia Rai.
Dialoga con gli esperti di bon ton Tommaso De Mottoni y Palacio (si, proprio lui, quello che al Grande Fratello 9 svegliò Marcello Torre Calabra con la frase “panettiere me le fai le baguette?”, un campione di eleganza!), Nicola Santini e Gianluca Mech (sì, quello della dieta Tisanoreica) in maniera totalmente innaturale, il tutto in un’ambientazione asettica e sfoggiando dei impeccabile look.
Questa eccessiva cura del dettaglio provoca l’effetto contrario nel telespettatore; anziché imparare quelle che di fatto sono semplici regole del buon senso e di buona educazione, vedendosi cantilenare da una ragazza perfetta in un’ambientazione perfetta una serie di regole perfette, il pubblico continuerà ad associare il Galateo a qualcosa di irraggiungibile e, quindi, continuerà a considerare impossibile raggiungere la perfezione.
Forse era meglio il “Galateo moderno” di Cristina Parodi, decisamente meno snob.