Dice che è fisiologico che la seconda serata del Festival di Sanremo vada meno bene della prima. Dice che per di più era inevitabile perchè su Canale5 c’era una “partitona” (Milan contro Atletico Madrid ), dice che anche l’anno scorso (quando qualcuno in sala stampa lo fa timidamente notare) c’era una partita di Champions League (mica del torneo dell’Oratorio Don Bosco ) ma era “solo” Real Madrid – Manchester United e quindi fece l’8% di share, mica come ieri che ha fatto il 18%.
Dice che tutto questo però non è e non sarà un problema dal punto di vista inserzionistico (incassi pubblicità per i non addetti ai lavori), anche se questo risultato è il peggiore dal 1987 ad oggi con un calo del 14% riguardante la fascia di pubblico dai 24 ai 54 anni, quello più “spendaccione” (cioè il più appetibile per gli inserzionisti appunto).
Ma chi lo dice? Lo dice Giancarlo Leone, con lui Fabio Fazio e la squadra autorale tutta, arroccata nella difesa del progetto mentre le domande dei giornalisti tentano l’assedio. Quello che non dicono però (e non so perché) è che la puntata di ieri del Festival non era divertente.
Non dicono che era lenta, che era costruita con minore precisione di tessitura e di intenzione rispetto all’edizione dell’anno scorso, realizzata sempre dagli stessi autori di quest’anno; che era meno entusiasmante e meno coinvolgente. Che i sessantanni della televisione italiana anziché esser celebrati, come da dichiarate intenzioni, sono stati solo “citati” con scelte un po’ buttate lì.
Per cui sì, è vero c’era la partita. Sì, è vero la matematica opinione non è. Ma lo spettacolo di ieri sera induceva a cambiare canale anche se la controfferta fosse stata la Signora Fletcher.