Ah che simpatico ragazzo, quell’Amadeus lì! Eh sì, mi ricorda molto mio nipote, il figlio di mia sorella: lo Stefano, che non trovava nessuno che lo assumesse dopo ragioneria; poi, un giorno, ha visto un annuncio su internet ed è partito a fare l’animatore. Non che mia sorella sia contenta (non lo vede mai), ma lui invece è felice come una Pasqua: organizza giochi in spiaggia, gag e spettacoli serali. L’anno scorso ha fatto il Re Leone e mi ha mandato il filmino: ero tanto orgogliosa. Un po’ come l’Amadeus al Festival di Sanremo 2020: anche lui sul palco sembra divertirsi proprio come se fosse ad una gita tra amici. E questo è una cosa che si sente subito, io le capisco queste cose.
E’ proprio simpatico quell’Amadeus lì, già. Ecco, se proprio proprio gli dovessi trovare un difettuccio, gli direi che la durata delle puntate di questa sua 70esima edizione è davvero una prova fisica importante per me. Sarà che sono anziana (si sa!) e che dopo un po’ che sto in piedi -ma anche seduta- mi devo sdraiare, però io non riesco ad arrivare alla fine. Ecco gli direi questo: “Ama, il tuo Festival mi sdraia, non riesco a seguirlo né seduta, né in piedi”.
Cerco conforto in sala stampa guardando i giornalisti che lavorano alacremente per tutte le testate più importanti d’Italia e mi chiedo se per caso lo staff dell’Ariston distribuisca, con l’aiuto della protezione civile, derrate di Supradin in grado di dopare lo loro resistenza. Perché nessuno di loro scrive ed ha scritto mai un rigo su tale questione.
Anni fa ci sarebbero state scene da Colosseo con le fiere imbrattate di sangue sul problema dello spettacolo che si divora le canzoni, anziché essere le canzoni lo spettacolo di per sé. Ma dicono tutti che siamo in mondo che cambia velocemente. E poi Amadeus è molto, troppo simpatico. Che peccato che non si sia conosciuto con lo Stefano che fa i villaggi. Secondo me sarebbero subito diventati amici. E magari il Sig. Amadeus gli avrebbe potuto dare una mano o, che so, un consiglio. Tanto più o meno fanno quel lavoro lì.