I talk show di approfondimento politico, com’è noto, non riscuotono più grande successo. Il problema dev’essere serio, se nemmeno le ospitate a briglia sciolta di Silvio Berlusconi riescono a rianimare gli ascolti di programmi che ormai piacciono solo ad uno zoccolo duro di aficionados.
La questione in realtà andrebbe posta in altri termini. Forse ad essere usurata non è tanto la categoria del talk show, ma il ripetitivo e autoreferenziale gioco delle parti che tiene banco da vent’anni nella tv italiana. I salotti istituzionali di Floris e Vespa, le gazzarre trash dei populisti alla Del Debbio, le liturgie solenni di Santoro: sono tutti format logori, dove la consueta manciata di soloni della politica e del giornalisti discute di questo e di quello dando luogo a teatrini ormai noiosi e ampiamente prevedibili.
Il talk show può avere qualcosa da dire solo affrancandosi da questi stanchi rituali che ormai non seducono più nessuno a parte gli irriducibili. Parlare di politica in tv è ancora possibile, a patto che i toni cambino radicalmente. Lo dimostra il fatto che i più efficaci talk show sulla piazza si fanno di mattina, dove la lontananza dai riflettori della prima serata induce conduttori e ospiti a ritmi e dinamiche diverse.
Coffee Break di Tiziana Panella e L’aria che tira di Myrta Merlino – che insieme ad Omnibus di Andrea Pancani e Alessandra Sardoni costituiscono l’ossatura della programmazione mattutina di La7 – sono ottimi esempi di quanto detto finora. Sono due talk show talmente rilassati da tendere al cazzeggio, nei cui spartani salotti si respira un’aria informale e perfino familiare.
Eppure, proprio in virtù di questo ambiente così lontano dalla sacralità del prime time, si ha l’impressione che la chiacchiera fra soliti noti abbia più senso che altrove. Perché tutto sommato l’atmosfera rilassata facilita, se non maggiore sincerità, perlomeno maggiore pragmatismo e maggiore senso della realtà; e non è infrequente che in mezzo all’inevitabile gossip politico emergano i famosi “temi concreti” che teoricamente dovrebbero destare maggiore interesse nei telespettatori rispetto al milionesimo retroscena su Massimo D’Alema.
Va riconosciuto il talento delle due padrone di casa – la bruna ed energica Tiziana Panella, la bionda e paciosa Myrta Merlino – nel coniugare la chiacchiera sorridente con il piglio del giornalismo che non fa sconti. Niente di trascendentale, ma avercene! Fanno domande, ascoltano le risposte, controbattono, amministrano con sicurezza le interazioni fra ospiti e riescono a mantenere un sapiente mix di serietà e leggerezza. Ogni tanto ai più blasonati conduttori della prima e della seconda serata farebbe bene scendere dal piedistallo e prendere esempio dalle colleghe del mattino (che, si spera, trovino alla svelta una collocazione oraria più adeguata).